Gold Label: la storia di un’eccellenza Made in Tuscany
/in News, Rassegna Stampa /da I BalziniAbbiamo incontrato Antonella D’Isanto e Barbara Tamburini alla presentazione del loro Gol Label all’Enoteca Pinchiorri. A tutte e due abbiamo rivolto la stessa domanda: “Come è nato Gold Label, il luxury wine de I Balzini?“. Queste le loro risposte, intrise di passione, ricerca, professionalità e un pizzico di follia.
Antonella D’Isanto
Il vino è uno di quei sapori che mi accompagna da tutta la vita. Mia nonna mi dava il vino quando mi cadevano i dentini e ci bagnava il ciuccio per farmi dormire. Ho conosciuto mio marito Vincenzo per lavoro e quando ho scoperto che produceva vino ho avuto un sussulto al cuore! In realtà il suo era solo un hobby e non il suo lavoro; così 10 anni fa gli dissi: “”Vincenzo che ne pensi se prendessi io in mano l’azienda?” e lui mi rispose semplicemente: “Sì”.
Vendetti il mio studio di consulente del lavoro e, come amo dire, mi sono data all’alcool a tempo pieno. Da 10 anni a questa parte conduco l’azienda I Balzini e ammetto che è stata una delle prove più difficili della mia vita. Conoscevo il vino, ne avevo bevuto tanti ettolitri (ride scherzando, ndr), ma non lo avevo mai prodotto. Per fortuna sono stata affiancata da professionisti di grande spessore che mi hanno aiutata e sono sempre stati disponibili ad insegnarmi.
Quando mi trovai a scegliere l’enologo dell’azienda, scelsi una donna, non per una questione di genere, ma perché credo che con loro si comunichi in maniera diversa rispetto agli uomini: se trovi sintonia con una donna ti parlerà col cuore. Dato che io non sono un tecnico del vino, l’unico modo in cui ne posso parlare è con le emozioni e quindi ho bisogno di avere un interlocutore che mi capisca nel profondo. Ho conosciuto l’enologa Barbara Tamburini quasi per caso e mi è piaciuta subito. Ne parlai con mio marito e anche lui fu d’accordo con la mia scelta e così iniziammo a collaborare.
Per anni ho stressato Barbara, Vincenzo e l’intero team dell’azienda con quello che secondo me era un grossissimo problema: I Balzini non producevano un sangiovese in purezza. Questo perché mi pascevo di letture dove si parlava del fatto che il vino debba essere un prodotto del territorio, legato alla tradizione della terra, ecc…
Fino a che un giorno, l’agronomo stremato dalla mia insistenza mi disse: “Dottoressa non si preoccupi, è un prodotto del territorio qualunque cosa nasca dalla sua zona. Se Lei qui ha merlot, è questo il vino di questa terra.” Nella mia leggerezza io risposi: “Certo se pescasse ancora più a fondo nel territorio, più in profondità…” e lui, incautamente, mi disse: “Bhè, questo si può fare!”.
Abbiamo un vecchio vigneto di merlot, circa un ettaro, il primo piantato da Vincenzo, dove le viti sono allevate con con il capovolto toscano. Bene in questo vigneto, un operaio in ginocchio per 8 anni ha diradato le radici delle vigne, ha tagliato quelle superficiali per tentare di stimolare la pianta
ad andare a trovare nutrimento sempre più in profondità nella terra. Nelle nostre zone, 3000 anni fa c’era il mare; il terreno è particolare, ricco di fossili che conferiscono al vino note salmastre e sapide. Con l’agronomo per 8 anni abbiamo vinificato a parte il vino prodotto da questa vigna, fino a che nel 2012 Barbara mi disse…..
“Forse abbiamo qualcosa di speciale”. Quando penso al Gold Label mi emoziono come fosse una creatura vivente…vero Barbara?
Barbara Tamburini Enologa
Sì…le cose stanno proprio come le hai raccontate. La nostra collaborazione si contraddistingue per un alto livello qualitativo e una serrata prassi quotidiana. Gold Label è nato da un progetto preciso che mi inorgoglisce profondamente per i risultati che ha prodotto.
In vigna abbiamo una bassa produzione di uva per pianta: di solito si raggiunge 1/1,5 kg. Questo fatto è ovviamente motivo di discussione, perché le nostre vigne producono poco. Ma producono poco per cosa? Per una produzione intensiva sì, ma per le nostre etichette di altissima qualità, le nostre vigne producono quello che serve. E pensa che la resa della vigna del Gold Label è ancora più bassa: siamo tra i 700 e gli 800 grammi per pianta.
Questo è stato il primo passo per l’alta concentrazione che stavamo cercando, proprio perché pochissimi grappoli, massimo 3 per pianta, danno vita al nostro vino.
Le uve arrivano in cantina ovviamente a mano e in cassette e qui vengono sottoposte ad un’ ulteriore scelta. Lavinificazione è tradizionale, con l’obiettivo di valorizzare al massimo le nostre uve e produrre il miglior vino possibile. La fermentazione alcolica dura una settimana, così come la permanenza sulle bucce, dopo di che si passa direttamente all’affinatura in barrique, che permette una fusione immediata tra il vino ed il legno.
Il legno viene selezionato da noi personalmente in base alla concentrazione e questo porta ad un risultato speciale che è la sua bevibilità. Gold Label non è uno di quei grandi vini che dopo un bicchiere ti ha annoiato; tutto il contrario: dopo un bicchiere ne vorresti bere un altro! Il legno è l’elemento che conferisce complementarietà a questo prodotto, senza coprire ed esaltando al massimo il frutto.
Sono queste le storie che ci piace raccontare su TuscanyPeople, racconti fatti col cuore dove la terra si intreccia alle persone e alla loro passione dando vita all’eccellenza del Made in Tuscany.
GOLD LABEL: L’ORO ROSSO DE I BALZINI
/in News, Rassegna Stampa /da I BalziniGOLD LABEL: L’ORO ROSSO DE I BALZINI
Dopo un decennio di esperimenti, l’azienda I Balzini di Barberino Val d’Elsa lancia sul mercato Gold Label, un merlot in purezza prodotto in 360 bordolesi e 250 magnum. Un vino che si presenta come il più costoso d’Italia nella sua categoria.
Chi conosce Antonella D’Isanto – grintosa produttrice vinicola toscana e da qualche tempo anche presidente regionale dell’associazione Donne del Vino – sa che quando accarezza un’intuizione, prima o poi quell’idea è destinata a diventare realtà. Ci sono voluti dieci anni, nei vigneti e nella cantina di Barberino Val d’Elsa (Firenze), ma finalmente l’etichetta “ammiraglia” dei Balzini ha visto la luce. Si tratta della Gold Label, la bottiglia che si presenta sul mercato come il più costoso d’Italia nella sua categoria.
Uno sfarzo? Tutt’altro: se è vero che spesso il prezzo di una bottiglia è dato da fattori che poco hanno a che vedere col valore che il consumatore può percepire in un bicchiere (marketing, blasone, ecc…), in questo caso il prezzo è dato dai dettagli, dalle sfumature, dal lavoro e dalla ricerca che Antonella ha profuso insieme al marito Vincenzo, alla figlia Diana e soprattutto all’enologa Barbara Tamburini. Dietro all’oro zecchino dell’etichetta e dentro l’importante bordolese c’è una storia di passione e cuore che merita di essere raccontata. E i circa 500 euro che sarà necessario pagare per una bottiglia sono il frutto di una serie di fattori rivolti verso la ricerca di un’eccellenza che va al di là dell’ispirazione luxury.
Il vino è un merlot in purezza vendemmia 2012 prodotto in sole 360 bottiglie bordolesi e 250 magnum, che andrà in commercio in ottobre ed è pensato soprattutto per il mercato dei collezionisti e delle aste internazionali, in primis Hong Kong. Presentato all’Enoteca Pinchiorri di Firenze, il Gold Label ha un perfetto equilibrio olfattivo, caratterizzato da note di mora e cassis. In bocca è morbido come si addice a un merlot, ma rotondo e avvolgente, con grandi margini di resistenza all’invecchiamento. Un vino che risentito tra 25 anni promette di emozionare ancora, insomma. Merito non solo del cuore, ma anche della testa: ogni passaggio produttivo, dalla pianta alla bottiglia, deriva infatti da scelte ben precise. A partire ovviamente dalle uve, che Antonella voleva fossero l’espressione più profonda del territorio dove sorge l’azienda.
La produttrice siciliana d’origine e toscana d’adozione ha fatto sì che le radici del vigneto da cui si ricava il Gold Label cercassero sempre più in profondità nel terreno, facendo affondare fisicamente “fino all’abisso – spiega Antonella – che è la memoria di un mare preistorico il cui ricordo resta nei fossili e nella potente ricchezza dei sali minerali che conferiscono al vino un carattere unico e prezioso“. Per dieci anni la famiglia D’Isanto ha cullato quel singolo vigneto, alla ricerca di un mix di profumi, colore e sapore che lo rendessero il vino ammiraglio di tutta l’azienda. Un lavoro dispendioso, se è vero che due persone hanno dovuto lavorare per 8 ore al giorno per indirizzare le radici, almeno due volte l’anno, e se è vero che ogni grappolo è scelto e vendemmiato a mano.
Anche il packaging della bottiglia è ricercato e prezioso, con un’etichetta celebrativa in oro zecchino fuso direttamente nel vetro, mentre i tappi di sughero naturali sono stati selezionati e annusati a uno a uno per ridurre al minimo la possibilità di presentare sentori sgradevoli. Attenzione maniacale è stata rivolta persino al vetro delGold Label, proveniente da un’azienda francese specializzata in bottiglie di lusso: una scelta in controtendenza, rispetto all’afflato ecosostenibile portato avanti dalla figlia Diana negli ultimi anni, ma giustificato dall’esigenza di dar vita a qualcosa di unico. Insomma, il Gold Label dei Balzini è un vino che farà parlare di sé in una certa cerchia di appassionati. Ne è conferma il giudizio dato da Luca Gardini, sommelier campione del mondo, il primo – ma non certo l’unico – a rimanerne impressionato.
I Balzini – Loc. Pastine, 19 – Barberino Val D’elsa (FI) – Tel. 055 80.75.503 – I Balzini
È Gold Label, l’ultimo Supertuscans nato a i Balzini
/in News, Rassegna Stampa /da I BalziniElegante nell’aspetto, ottimo nel profumo e nel gusto. È Gold Label, l’ultimo Supertuscans nato in casa Balzini e presentato oggi all’Enoteca Pinchiorri di Firenze. Gold, ovvero l’oro che mancava nell’arcobaleno dei colori creati dalla fantasia di Antonella D’Isanto e abbinati ai vini dell’azienda con 13 ettari di terreni vicino Barberino Val d’Elsa. È una storia curiosa quella dell’arcobaleno Balzini, nome che tutti i vini portano accanto al colore dell’etichette, per ricordare le balze dei vigneti. I Balzini Gold Label è il frutto di una storia iniziata dieci anni fa e che si traduce in questo Merlot in purezza dal colore rubino molto intenso e profondo festeggiato oggi anche da Luca Gardini, campione del mondo di sommelier 2010, che ne ha esaltato il profumo e il gusto. “Di Gold Label apprezzo soprattutto il profumo di mora, il suo gusto morbido – ha detto”. Un vino studiato con l’agronomo dell’azienda, Roberto Lamorgese, e ottenuto dalle uve più “antiche” della proprietà acquistata nel 1977 da Vincenzo D’Isanto e guidata dal 2004 dalla moglie Antonella. Con lei, in cantina, un’altra donna: l’enologa Barbara Tamburini, con la quale è nato fin da subito un rapporto strettissimo di collaborazione. Per celebrare i 35 anni dell’azienda, Antonella D’Isanto ha voluto creare questo Gold Label, che si affianca alla gamma dei suoi “fratelli”: White Label, Red Label, Pink Label. Un vino come questo aveva bisogno di un “abito” importante: l’etichetta celebrativa è in oro zecchino fuso direttamente sulla bottiglia, dal bel formato tronco-conico, prodotta da una vetreria di Montespertoli. “Sono orgogliosa – conclude Antonella – di questa mia creatura: un vino equilibrato, pulito, elegante che ho voluto io, concepito in vigna e affinato amorevolmente in cantina.”
Elisabetta Failla
A 35 anni dalla prima vigna si presenta il Gold Label
/in News, Rassegna Stampa /da I Balzini‘I Balzini’, 35 anni dalla prima vigna: l’azienda lancia sul mercato il Gold Label
La sua etichetta d’oro zecchino sbalzata nel vetro di una bottiglia pesante e scura. Vino setoso e morbido, di profumi e dolcezze, di lunghezza e corpo, per il quale si può prevedere lunga vita. Poche carissime bottiglie, forse seicento tra bordolesi e magnum.
E’ d’oro il “vino delle donne” ai Balzini, piccola splendida azienda dalle parti di Barberino Val d’Elsa. No, anzi: dalle parti di Semifonte, la piccola Semifonte che osò sfidare lo strapotere di Fiorenza, avviata a diventare la capitale del mondo nel Trecento. Una sfida naufragata in un terribile bagno di sangue, solo parzialmente risarcito, un paio di secoli dopo, con la costruzione di una cappella con la cupoletta che riproduce in scala quella del Brunelleschi a Santa Maria del Fiore.
Ecco, lì a due passi c’è I Balzini. Nomen omen, si potrebbe anche azzardare; e non a caso, se il giallista fiorentino Mario Vichi ne ha fatto una deliziosa licenza, nella più recente delle storie interpretate dall’ormai celebre Commissario Bordelli, “Fantasmi del passato”: al poliziotto in cerca di informazioni in quella zona, qualcuno segnala appunto “I Balzini” per l’acquisto di un buon vino. Ma l’azione si svolgeva nel ’67, e avevano da passare anni prima che Vincenzo D’Isanto (nella foto a destra con la famiglia), un noto commercialista fiorentino, comprasse e poi piantasse. Perché la prima vigna nasce nell’Ottanta, ai Balzini: nomen omen, certo, se “balzi” sono i terreni a terrazze, appunto a balze naturali, così tipici in tanta parte della campagna toscana e chiantigiana in particolare.
E qui si chiude il cerchio del “vino d’oro”. Non senza l’entrata in campo, però, di almeno altri due personaggi. Le donne, già: Antonella D’Isanto, la moglie di Vincenzo; e Barbara Tamburini, la giovane enologa dagli occhi e dai modi graziosi e teneri ma capace di calcoli spietati, fino a determinare ora e minuto – anche di notte, che importa – in cui iniziare a raccogliere, trasferire un vino in barrique, o chissà che altro. Dopo quella vigna ne sorgono altre, ne nasce l’arcobaleno di colori e di prodotti, la gamma dei Balzini comprende un White Label di Sangiovese e Cabernet, un Black Label di Cabernet e Merlot, un Red Label con i tre vitigni al 33 percento ciascuno, un Green Label di Sangiovese e Mammolo omaggio di Isabella alla figlia Diana e alla sua generazione di giovani in avvicinamento al vino, un Pink Label rosé di Sangiovese e Merlot “per non abbinare – spiega Antonella – a una zuppa di pesce il solito Pinot noir”.
Sono passati gli anni, da “signora con la valigina” sempre in giro per fiere a promuovere i suoi vini Antonella (nella foto a sinistra) è diventata l’imprenditrice e l’anima dei Balzini (“ma il mio consigliere resta sempre Vincenzo, di lui mi fido ciecamente, a lui chiedo sempre consiglio”, ammette con un sorriso di tenerezza). Il cerchio doveva chiudersi con qualcosa di importante, di nobile davvero, per festeggiare: occasione, proprio i 35 anni di quella prima vigna. Di quelle viti di Merlot piantate lì “perché il Sangiovese non ci viene”, aveva sentenziato Giulio Gambelli, il celebre “Bicchierino” che del Sangiovese è stato il principe incontrastato e incontestabile, nel Chianti. Ed ecco Gold Label. Merlot in purezza da piante quasi antiche, alla francese, se è vero che Luca Gardini, sommelier campione del mondo ma anche estroso e vivace comunicatore, ne ha poi detto “Se si guarda a quello che dice il bicchiere sembra di stare in Pomerol”. Ma anche alla toscana: il sistema di allevamento riporta indietro nel tempo, diradamento dell’apparato di radice per scendere sempre più nel terreno,è appunto il “capovolto toscano”.
Eccolo, il Gold Label, presentato ai giornalisti in un pranzo all’Enoteca Pinchiorri, tempio fiorentino tristellato della cucina d’altissimo livello, accompagnato a un piatto di memorie rinascimentali come l’anatra al miele e spezie con agretti e (licenza non rinascimentale) composta di pomodoro affumicato. Ecco il Gold Label, la sua etichetta d’oro zecchino sbalzata nel vetro di una bottiglia pesante e scura, capolavoro di eleganza e raffinatezza rifinito da un tappo in sughero portoghese frutto di lavoro manuale e artigianale. Vino setoso e morbido, di profumi e dolcezze, di lunghezza e corpo, per il quale si può prevedere lunga vita. Poche, pochissime bottiglie, forse seicento tra bordolesi e magnum. Caro, carissimo. Ma è il destino dei re.
di Paolo Pellegrini
@ I Balzini Società Agricola srl
Loc. Pastine, n. 19 50021 Barberino Val d’Elsa
Tel.+39-0558075503 | P.IVA 01793880483
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