I Balzini Gold Label vino di un mare di anni fa!

La Toscana, una terra sommersa dal mare, un terreno cosparso di fossili che conferiscono al vino sapidità e sentori minerali.

Durante il periodo pliocenico (da 5 a 2,2 milioni di anni fa circa), molte zone della Toscana erano invase dal mare. La linea della costa era diversa, come si può vedere nella cartina, la costa era spostata di diversi chilometri in avanti, le acque si univano all’attuale Mar Ligure. Le terre emerse erano probabilmente costituite da una moltitudine di isolotti e atolli.
Sui fondali di questo mare si sono depositati sedimenti e resti degli organismi viventi dell’epoca che, grazie a particolari condizioni chimico-fisiche, si sono conservati in fossili fino a oggi. Infatti è piuttosto facile reperire nel vigneto, a I Balzini, fossili bivalve, a volte ancora chiusi, con il mollusco dentro fossilizzato.
Su questo mare atavico sono stati impiantati i vigneti dell’azienda; uno in particolare, di Merlot, è stato frutto di cure e attenzioni speciali: un taglio alle radici, ripetuto per vari anni, ha indotto il fittone a scendere verso il fondo, alla ricerca della sapidità e di quei sentori minerali che potessero dare al vino un’impronta territoriale unica.

E’ questa la visionaria e coraggiosa scelta fatta in vigna da Antonella D’Isanto, che ha creduto nel proprio sogno di fare un vino che fosse forte espressione del territorio, e ha cercato, nella profondità del vigneto, quei sentori antichi che dessero originalità ed eleganza alla sua “creatura” I Balzini Gold Label, un sogno di… vino.

Patè di sgombro una ricetta rubata a un grande chef

Lo #sgombro, il più povero tra le specie di pesce azzurro, diventa un ottimo antipasto. Carpita a #CiccioSultano questa #ricetta appaga palati esigenti

La prima preoccupazione di chi compra il pesce è di trovarlo fresco, pochi però si preoccupano di seguire la stagionalità e si limitano a controllare la freschezza trascurando che, magari, quel pesce “fresco” proviene da un allevamento intensivo, dove migliaia e migliaia di esemplari crescono stipati in vasche.
Il nostro Mediterraneo è ricco di pesce azzurro e la primavera è il periodo adatto per consumarlo; il “povero” sgombro, lavorato con arte, diventa un ottimo antipasto; spalmato su fette di pane tostato sulla gratella è gradito anche ai palati gourmet.
Antonella D’Isanto, anni fa, aveva assaggiato e apprezzato questo intrigante paté da Ciccio Sultano al ristorante Il Duomo di Ragusa, quando ancora il maestro non era stato insignito dalle stelle Michelin. Intuite le potenzialità dello chef, ha cercato di carpirne la ricetta e, prove dopo prove, adesso ripropone questo piatto ai suoi ospiti, accompagnato dal vino rosato I Balzini Pink Label.
Un vino prodotto da uve rosse vinificate in bianco, Sangiovese e Merlot. Al naso si presenta con intense note floreali e frutti rossi. Fresco al palato, la bella acidità del Sangiovese riequilibra la bocca e la pulisce dal grasso del pesce. Vuoi la ricetta del paté di sgombro? Scrivici una mail.

Dieses seltsame, auf dem Kopf stehende Fläschchen im Weinkeller

Es vergeht kein Tag, ohne dass ein Besucher neugierig nachfragt, was dieses seltsame Objekt aus Glas oben auf den Fässern sei. Es handelt sich um einen Gäraufsatz, der den Wein vor dem Kontakt mit der Luft schützt und entsprechend vor einer Sauerstoffzufuhr.

Komplett aus Glas besteht der Aufsatz aus zwei “Blasen”: einer inneren, geschlossenen, die sich direkt im Kontakt mit dem Wein befindet und eines äußeren, offenen mit Wasser gefüllten Behältnisses, das mit einem eigenen Pfropfen verschlossen ist. Der Gäraufsatz wird in den Spundverschluss, oben auf das Fass gesetzt oder direkt in das Spundloch (der Fass-Öffnung).

Seine hauptsächliche Funktion ist es, die Fässer auffüllen zu können, ohne sie zu öffnen, um so den Kontakt von Wein und Sauerstoff zu limitieren. Indem man die erste „Blase“ beobachtet, kann man viel über die Vorgänge im Fass ablesen: Aufgrund der Transparenz des Glases kann man sehen, ob der Wein gestiegen ist oder sich zurückgezogen hat und man weiß, ob es nötig ist, etwas hinzuzufügen oder wegzunehmen. Der Wein ist ein lebendiges Produkt, er tendiert dazu sein Volumen auszudehnen und zu vermindern, je nach klimatischen oder anderen Veränderungen; er dehnt sich zum Beispiel in Nächten mit Vollmond aus und zieht sich umgekehrt zurück, wenn kein Vollmond am Himmel steht. Eine andere Funktion des Gäraufsatzes ist die eines „gluckernden“ Gärröhrchens, das durch seinen Aufbau, während der Fermentation das Austreten von Gasen oder Flüssigkeiten erlaubt, ohne Luft eintreten zu lassen.

Zur Erfindung dieses Objektes gibt es verschiedene Hypothesen. Jüngere Theorien lassen auf Leonardo da Vinci schließen; es gibt jedoch keine Dokumente, die das bestätigen. Während glaubwürdige Quellen –– die unter anderem auch vom großen Giacomo Tachis wiederaufgenommen wurden, wie man in „La vite e il vino dalle origini ai nostri giorni“ (Die Rebe und der Wein, von den Ursprüngen bis in unsere Tage) nachlesen kann –– berichten, dass dem XIX. Jahrhundert viele wichtige Erfindungen im önologischen Bereich zugeschrieben werden: die erste Zylinder-Presse, ein Werk von Doktor Romeni, und der Gäraufsatz aus Kristall, entwickelt von Monsignor Arcangeli, um nur einige Beispiele zu nennen.

Il Bacco di Caravaggio e il vino: un capolavoro da degustare

Quest’anno ricorre il cinquecentenario della nascita di Michelangelo Merisi detto Caravaggio; una mostra a Milano si aprirà il 29 settembre, giorno della sua nascita, e celebrerà questo immortale artista che ha innovato i temi delle pittura, ha svincolato le divinità pagane dalla tradizionale visione statica, ha dato fisicità alle figure religiose, ha reso un senso della luce completamente nuovo.
Se si pensa alla correlazione tra Caravaggio e il vino, subito viene in mente il celeberrimo dipinto raffigurante il dio Bacco, conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Un Bacco giovane, muscoloso, in salute e con un’espressione rilassata. Una caraffa e un calice di fattura veneziana attirano l’attenzione: il giovane dio offre la coppa di vino appena versato (se ne vedono le bollicine). Il vino nel bicchiere, attraversato dalla luce, è estremamente realistico; ne vediamo il colore, la trasparenza, le increspature.
Caravaggio con il vino ha avuto un rapporto intenso, intimo, allegorico, si cerca ancora il significato di questo giovane dio e del vistoso fiocco nero sul suo ombelico. Molte correnti di pensiero hanno attribuito le increspature del calice alla mano malferma del giovane, forse leggermente ebbro.
Noi preferiamo una lettura iconoclasta di quesa magnifica opera: narici dilatate, increspature del vino, un movimento circolare per sprigionarne gli aromi, le dita che sorreggono il calice nella parte più bassa dello stelo, affinchè la mano non porti altri effluvi al naso. Tutto questo ci fa immaginare il giovane dio come un novello degustatore, pronto ad assaporare con consapevolezza il nettare servito in quel calice. Prosit!

In cantina quella strana bottiglietta capovolta

Non passa giorno che qualche nostro visitatore domandi incuriosito cosa sia quello strano oggetto di vetro in cima ai tini. E’ un tappo colmatore e preserva il vino dall’esposizione a l’aria e, conseguentemente, a l’ossigeno.

Completamente in vetro e composto da due “bolle” – una chiusa e direttamente in contatto con il vino (quella inferiore), l’altra (quella superiore) aperta per metterci l’acqua e chiudere con il proprio tappo – il colmatore viene messo nel chiusino in cima ai tini, oppure nel cocchiume (apertura delle botti).

La sua prima funzione è quella di permettere di colmare i tini senza aprirli, limitando così l’esposizione del vino all’ossigeno. Osservando la prima ‘bolla’, la trasparenza del vetro mostra se il vino è salito o se si sta ritirando o espandendo, e quindi se bisogna aggiungerne o toglierne. Il vino è un prodotto vivo, tende ad aumentare e diminuire di volume per variazioni climatiche o esterne, aumenta nei giorni di luna piena e viceversa. Un’altra funzione è quella di “gorgogliatore” permette cioè, durante la fermentazione, la fuoriuscita di gas o liquidi senza far entrare aria.

Sull’invenzione di questo oggetto ci sono varie ipotesi; recenti teorie la fanno risalire a Leonardo da Vinci, ma non ci sono documenti a confermarlo. Mentre su autorevoli testi, ripresi anche dal grande Giacomo Tachis, come La vite e il vino dalle origini ai nostri giorni, si può leggere che si devono al XIX secolo molte importanti invenzioni nel campo enologico; la prima mostatrice a cilindri, opera del Dott. Romeni e il colmatore di cristallo inventato da Monsignor Arcangeli, per citare alcuni esempi.

Un terreno chiamato Balzini

La conformazione morfologica del territorio toscano è variegata e vi si alternano zone montuose, collinari, lembi di pianura. Tra i dolci pendii delle colline troviamo insospettate conformazioni di brevi pianori, zone rocciose, scoscese, dirupate. Oppure zone con sedimenti depositati nel corso di millenni, come per esempio le Balze del Valdarno, che con i loro pinnacoli e guglie rocciose rappresentano un paesaggio caratteristico; anche Leonardo Da Vinci ne rimase affascinato e lo raffigurò nello sfondo della Gioconda.
In Toscana le piccole balze vengono comunemente chiamate “balzini”. E’ questo nome con cui nel catasto dei terreni, al foglio 22 dell’Estratto di Mappa N.C.T del comune di Barberino Val d’Elsa, viene denominata la terra comprata quarant’anni fa da Vincenzo D’Isanto e sulla quale impiantò il vigneto.
Analisi geologiche e valutazioni pedologiche gli fecero scegliere quali vigneti impiantarci per estrarne il meglio e produrre un vino dalle caratteristiche uniche e specifiche. Per consolidare la forte identità del territorio l’azienda fu chiamata I Balzini, parimenti i vini prodotti, che accanto a Balzini hanno ognuno il nome del colore della propria etichetta.
I Balzini, una scelta topomastica per una porzione di terreno dove l’uva prodotta viene allevata e curata con grande rigore e passione, per produrre un vino pregiato, un grande Crù appunto!

Attitudini in rosa

Troppo spesso il percorso verso l’uguaglianza tra i sessi si riduce a una spasmodica corsa da parte della donna verso l’emulazione di solidi e comprovati modelli maschili con uno snaturamento che produce orde di donne nervose, tristi, frustrate che cercano di soffocare se stesse per ricalcare i modelli maschili. Vinceremo le nostre battaglie portando avanti anche un modello femminile sul modo di fare le cose.

Stolz auf unsere exzellenten Weine: die Ergebnisse des Falstaff

2013 
I Balzini Black Label IGT Glänzendes Rubin-Violett. Duftet nach Minze und eingelegten Kirschen und Johannisbeeren, tiefgründig. Stoffig in Ansatz und Verlauf, zeigt viel präsente, knackige Frucht, öffnet sich dann mit herzhaftem, dichtem Tannin, tiefgründig, im Finale viel Tabak.
Kategorie: Rotwein
Rebsorte : Cabernet Sauvignon , Merlot 2013 
I Balzini White Label IGTFunkelndes Rubin mit leichtem Granatschimmer. Mittlere Intensität, duftet nach eingelegten Kirschen, etwas Himbeere. Am Gaumen feine gezeichnet, öffnet sich mit feinmaschigem Tannin, salzig und klar, hallt lange nach.
Kategorie: Rotwein
Rebsorte : Sangiovese, Cabernet Sauvignon