Impruneta, le terracotte, il peposo e il vino

Il ridente comune fiorentino celebrato nel mondo per le sue eccellenze

L’Impruneta è a tutti nota per i prodotti in terracotta; giare, anfore, orci, tegole, mattoni. Anche il grande Brunelleschi si avvalse del talento dei fornacini per cuocere i mattoni della cupola di Santa Maria Del Fiore ossia il Duomo di Firenze.

E proprio ai fornacini si deve l’invenzione del tipico piatto imprunetino il “peposo”. Era in uso all’epoca mettere pezzi di muscolo in un tegame di terracotta, coperto di vino, con l’aggiunta di pepe e altre spezie, posizionarlo all’imboccatura del forno in modo che potesse cuocere molto lentamente, pronto per il pranzo dei fornacini dopo alcune ore, carne morbida e succulenta.

Tra le mura di un’antica fornace risalente ai primi anni del XVIII sec, la Fornace Agresti, dove si conservano l’antica struttura e vecchi stampi degli orci, adesso di proprietà dell’amministrazione comunale e adibita a eventi culturali, la sera del 10 maggio alle ore 21 si leggeranno i testi di Enzo Fileno Carabba, con il supporto musicale e coreografico di Tiziano Coppoli e Imago Lab. Brindisi finale con I Balzini Red Label.

La serata fa parte della rassegna Mercoledì Letterari, curata dallo scrittore Marco Vichi e con la partecipazione di Divier Nelli e Lorenzo Degli Innocenti. Mercoledì 10 maggio 2017 ore 21.00 Fornace Agresti – Via delle Fornaci, Impruneta

I BALZINI Pink Label un vino rosato pieno di passione

Bello alla vista, intrigante al naso, piacevole al palato; un vino con una storia da raccontare.

I vini rosati soffrono, purtroppo, di antichi pregiudizi tra i quali il più ricorrente: “è un vino da donne!”. Chi stiamo intervistando è una produttrice, alla quale preme sottolineare che il rosato è un modo di fare il vino: viene prodotto con le stesse uve con le quali si fa il vino rosso, se questo vino restasse più tempo sulle bucce, diventerebbe proprio un vino rosso. Ha una sua dignità, con l’aggiunta di una certa versatilità sui possibili abbinamenti.

A I Balzini Antonella D’Isanto, che ama il vino rosato, ha progettato il suo vino con l’enologa Barbara Tamburini, chiedendole di dar vita a un vino intenso, profumatissimo con i colori dei tramonti sul vigneto. Nasce così I BALZINI Pink Label, a base di Sangiovese e una piccola percentuale di Merlot per ingentilirlo.

Le uve vengono trattate in vigna con la maturazione fenolica per acuirne i profumi; pigiatura soffice, fermentazione di circa quattro ore sulle bucce per ottenere un intenso colore rosato. Profumi primari di fiori, frutta e miele; in azienda sono conservate delle bottiglie delle annate precedenti per valutarne la capacità di invecchiamento.

A metà maggio è previsto un bellissimo evento, promosso da le Donne del Vino, Sorrento Rosè. Saranno presenti le produttrici di vino rosato per avvicinare il pubblico a questo prodotto, sostenere la versatilità degli abbinamenti. Il rosato è perfetto con la pizza. Antonella D’Isanto, presente all’evento e amante della lirica, ama immaginare che su quella “ vecchia terrazza davanti al golfo di Surriento” il grande Caruso, prima di schiarirsi la voce e cantare, avesse accanto un bel calice di vino rosato, fresco, profumato, da offrire alla ragazza e consolarne il pianto.

 

Il mammolo nome tenero e profumato

Il Mammolo è una qualità di vitigno coltivato in Toscana dal caratteristico aroma di violetta

Parliamo di una antica varietà di uva a bacca nera coltivata, oltre che in Toscana, anche in Umbria, ma ormai non molto diffusa. Il nome sembra derivare dal caratteristico aroma di violetta che caratterizza il vino prodotto con queste uve, principalmente usato, però, per i tagli del Chianti e del Vino Nobile di Montepulciano.

A I Balzini se ne coltiva una piccola quantità e la si usa per produrre I Balzini Green Label, un vino a base di Sangiovese e Mammolo. E’ un vino molto profumato, sia per l’uso di questo vitigno, sia per il fatto che l’azienda adotta la maturazione fenolica delle uve per una maggiore maturazione dei vinaccioli e un aumento della componente aromatica.

Di questa uva se n’è parlato recentemente durante il Vinitaly 2017, nel corso di una tavola rotonda, dedicata ai vitigni autoctoni e complementari del Chianti Antonella D’Isanto, assieme ad altre quattro Donne del Vino che coltivano questi tipo di vitigni, ha raccontato la propria esperienza.

La forte presenza delle donne nel mondo vitivinicolo, fa ipotizzare che la naturale tendenza delle donne a conservare, custodire, salvaguardare la biodiversità, possa renderle interpreti attive di un sistema agricolo che guardi al futuro coniugando passato e creatività.