Il vino fa bene o fa male? Da bambina ci facevo merenda

Consumo consapevole, espressione di tendenza; meglio bere con moderazione, conoscere il vino e suoi effetti senza demonizzarlo

Il vino, bevanda tra le più antiche al mondo assieme alla birra, è frutto di alterne vicende salutistiche; c’è chi sostiene che un bicchiere di vino rosso ai pasti prevenga le malattie cardiovascolari, abbia un effetto anticoagulante e antitrombotico, contenga il resveratrolo, potentissino antiossidante. Inoltre pare protegga il cuore, i reni, migliori la memoria, combatta l’insonnia e sia un toccasana durante la menopausa.

Di contro, uno studio pubblicato nel 2016 del Dipartimento di Medicina Preventiva della Nuova Zelanda sostiene che bere, anche solo minime quantità di alcol tutti i giorni, provochi almeno sette tipi di tumore. Qualche anno fa, analogo rumor in Francia sollevò la richiesta di alcune norme per una serie di restrizioni all’ambito enologico e alla sua comunicazione la cui parte più restrittiva, per evitare il rischio di abuso, riguardava l’interdizione dall’uso di Internet per la comunicazione aziendale.

Non si comprende questo accanimento nei confronti del vino, prodotto agricolo, e delle ricadute sulla salute, cui prodest? Per la tutela della salute, meno comprensibile è l’autorizzazione ai dehors all’aperto sulle trafficate strade cittadine, per consumare pasti all’ossido di carbonio; oppure il consenso all’uso indiscriminato dei pesticidi in agricoltura, con la conseguente estinzione delle api e le rondini. Oppure ancora, l’alto consumo di bibite gassate e merendine industriali che hanno messo in disuso una sana merenda a base di pane e olio o vino e zucchero, che in passato ha nutrito plotoni di ragazzi.

Come racconta Antonella D’Isanto, produttrice a I Balzini: “mia nonna Lucia, donna all’antica, molto saggia e rigorosa, mi ha fatto sempre bere ai pasti, fin da bambina, un pochino di vino con l’aggiunta di acqua. Ha curato la perdita del primo dentino con sciacqui di acqua e vino. ” Ho fatto merenda con pane e vino, sono cresciuta, invecchiata bene, senza problemi di alcol. E nonostante Oscar Wilde dicesse <Diffida di una donna che dice la sua vera età, una donna così è capace di tutto>, io non vi dico la mia età ma sono comunque capace di tutto! E produco un vino affidabile… anche a prova di bambino!”

Il vino rosato sfatiamo i pregiudizi

Amato dai Millennials, prodotto da “vinificazione in bianco” o da “salasso”, il rosato non è un vino di serie B

Il vino rosato fatica a conquistare fette di estimatori, specialmente in Italia, e pare che la resistenza maggiore sia tra gli uomini. E’ poco valorizzato e qualcuno pensa ancora che sia figlio di una commistione tra vino rosso e bianco, (cosa del resto vietata dal nostro ordinamento). Eppure fare il vino rosato è un’arte, lo sanno bene i francesi che su questo tenue colore hanno costruito l’immagine di altissimo livello dello Champagne rosé. In Provenza si producono i migliori rosati del mondo, con in testa la zona Bandol, nota per i vini rosati fermi che vengono immessi al consumo a prezzi molto alti.

Il vino rosato si può ottenere con la tecnica del salasso, il cosiddetto saignée. E’ una tecnica generalmente utilizzata da produtori di vini rossi e consiste nel prelevare una certa quantità di mosto dalla vasca di macerazione. Il mosto prelevato resta poco tempo sulle bucce, quindi è leggermente rosato, continuerà il suo percorso in un’altra vasca e sarà vinificato come un vino bianco. La parte rimanente del mosto, che resta nel tino principale, continua la macerazione per produrre un vino rosso più concentrato e strutturato.

I vini rosati con colori più intensi e con componenti aromatiche più complesse si producono mediante la macerazione di uve da vino rosso (vinificazione in bianco) per un tempo variabile che dipende dalla capacità di colorazione delle bucce dell’uva (antociani) e dalla colorazione che si vuol dare al vino. La macerazione deve avvenire a bassa temperatura per estrarre i profumi e non dare inizio alla fermentazione. Tolto il mosto dalla vasca di macerazione la vinificazione prosegue come per il vino bianco

Noi produciamo un vino rosato, I Balzini Pink Label, da uve di Sangiovese e Merlot, basse temperature, circa 4 o 5 ore sulle bucce, poi tutto il mosto viene tolto dal tino e continua il suo percorso per diventare quel magnifico vino rosato, eclettico e versatile, che si accompagna bene con il caldo di questa estate torrida e con tanti cibi, lì dove l’abbinamento con un vino rosso sarebbe troppo intenso e con il vino bianco mancherebbe la struttura. Il vino rosato può essere bevuto però in tutte le stagioni, temperatura ambiente d’inverno fresco d’estate. Perfetto per aperitivo, secondo una ricerca Nonisma commissionata da I Marchesi Frescobaldi viene consumato fuori casa, ed è preferito dai Millennials.

Vino come opera d’arte

Il connubio tra Arte e Vino, descritto in questo bellissimo articolo di Paolo Bini, relatore AIS, e pubblicato sulla rivista culturale La Toscana è frutto di un’appassionata conversazione tra il Sommelier e Antonella D’Isanto, impegnata nella costante ricerca di produrre vini come perfetta espressione del territorio de I BALZINI.

Aspettando l’invaiatura dell’uva

Fioritura, allegagione, mignolatura e invaiatura dell’uva, parole che annunciano il vino

In vigna la pianta procede con i suoi cicli vitali e prepara l’uva per la vendemmia. E’ passato poco tempo dalla fioritura e fecondazione dei fiori; la vite ci mostra orgogliosa i suoi grappoli. Quelli in foto sono di Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot e sono quasi chiusi; adesso si aspetta l’invaiatura, il momento in cui gli acini si colorano virando verso il rosso.

Siamo in una fase delicata, il vino si fa in vigna, bisogna garantire la salubrità della vite e il meteo ha la sua importanza. In questo periodo non ha piovuto e la vigna potrebbe soffrirne, fortunatamente i vigneti a I Balzini hanno un’età media tra i venti e i trenta anni e i terreni sabbiosi dove sono impiantati hanno permesso al fittone delle radici di scendere verso le profondità della terra e quindi non soffrire la carenza idrica.

Adesso continuiamo con le lavorazioni in vigna, a breve faremo la cimatura dei tralci, e poi la diradatura dei grappoli (vendemmia verde) ma di questo parleremo più avanti.

I film di 007, Champagne e Chianti un’occasione perduta

Il mito del più esperto conoscitore di Champagne e vini francesi ritrasmesso sulle reti televisive

Negli ultimi tempi, con una certa frequenza, ci imbattiamo nelle reti televisive private con la messa in onda dei film di 007. Dal mitico James Bond interpretato da Sean Connery: uomo di fascino, fisico impeccabile, conoscitore di grandi Bordeaux d’annata e Champagne. La sua proverbiale conoscenza dei vini assumerà un ruolo protagonista in molti film. I suoi successori Thimothy Dalton, Roger Moore, Pierce Brosnan hanno tutti mantenuto l’appeal di conoscitori di vino e bevitori di cocktail Martini, fino a Daniel Craig, che ha fatto arricciare il naso a tanti nostalgici nel vederlo con una bottiglietta di birra in mano.

Sulla tavola di 007, o nella camera da letto, ci sono state sempre in bella mostra Champagne di ottima annata, blanc de blanc, Champagne Millésimé, grandi Cru Francesi e i vini italiani? La voracità etilica di Mr. Bond trascura i vini italiani e in un unico film, Dalla Russia con amore, al tavolo del ristorante dell’Orient Express, accanto a una bottiglia di champagne Blanc de Blanc Tattinger, James chiede un Chianti, per di più bianco. Il vino italiano non era nelle sue conoscenze, il suo rustico contenitore provinciale, il fiasco, all’epoca, non ne faceva un vino glamour come senza dubbio è lo Champagne, simbolo di lusso e di sfrenati piaceri.

Una bella operazione di marketing non è mai stata pensata e realizzata, i film dell’agente di Sua Maestà Britannica sono stati visti in tutto il mondo da milioni e milioni di persone e si sa che radio e televisione indirizzano e condizionano le scelte dei consumatori. In quel film il Chianti ha avuto un partner stupendo, lo Champagne, e sarebbe potuto diventare un vino Cult. Un’occasione perduta.

Fortunatament il popolo dei winelovers visita le campagne e le enoteche della Toscana, il Chianti e tutti gli altri docg e vini toscani sono diventati prodotti di grande livello, che niente hanno da invidiare a quelli di altre Nazioni.

Vi aspettiamo a Villa Caruso a Lastra a Signa

Un evento enogastronomico allieterà le sale che accolsero il grande tenore Caruso

La villa di Bellosguardo a Lastra a Signa, nota come villa Caruso, incantò il nostro grande tenore che agli inizi del secolo scorso l’acquistò e ci visse con il suo grande amore Ada Giachetti. Caruso è il nome del nostro tenore più noto al mondo. Negli Usa è stato la leggenda del bel canto italiano e, anche le sue sfortunate vicende amorose, non hanno scalfito il suo mito.

La villa restaurata e con bellissimi arredi, nel tempo è passata di proprietà; adesso è del Comune di Lastra a Signa e vi si svolgono eventi teatrali, kermesse musicali e la prima edizione del Wine Food e Summer Festival.

L’evento raccoglie aziende produttrici di vino e specialità gastronomiche, show cooking, musica. La location, che ha visto e udito le note vibranti e intense della voce di questo grande artista, è il contesto ideale. Noi presenteremo il nostro arcobaleno di etichette, vi aspettiamo per una degustazione e nel frattempo gioite con il brindisi più noto della nostra lirica, interpretata dal grande Caruso: dalla Traviata di Verdi, Libiam nei lieti calici.

Caruso Wine, Food and Summer Festival

10-11 giugno 2017

Villa di Bellosguardo

Lastra a Signa

In vigna la natura si è espressa, c’è l’allegagione

Allegagione. Il termine è ostico, la lingua ci inciampa, ma vuol dire che i fiori nel vigneto sono fecondati.

La scorsa settimana abbiamo pubblicato le foto delle infiorescenze, scrivendo che a breve sarebbe cominciata la fecondazione, complice la brezza.

Il nostro amico Sangiovese ha dato il meglio di sè, si vede chiaramente dalla foto come i fiori si stiano trasformando in acini; quelli non fecondati cadranno e avremo la “colatura“.

Questo è un momento delicato del ciclo produttivo, importanti sono le temperature, generalmente sopra ai 15° ma che non dovrebbero superare i 35°; parimenti importanti l’insolazione, le buone pratiche culturali e l’attenzione alle malattie.

A breve l’infiorescenza si trasformerà in grappolo, gli acini cresceranno e avremo il “pepeverde“, quei bellissimi teneri grappolini che fanno pregustare la gioia del momento più importante per vignaioli; la vendemmia. La strada per la produzione di un ottimo vino è ancora lunga…

Imbottigliamento vino e assaggi in lavorazione

C’è un periodo ideale per imbottigliare il vino? Seguire la luna, che non piova o tiri vento

Antiche tradizioni indicano i periodi migliori per imbottigliare il vino e pare che per i vini di lungo invecchiamento quello più appropriato sia l’estate, sull’utimo quarto della luna calante e possibilmente in una bella giornata. Non ci sono ovviamente prove scientifiche, ma sono credenze e tradizioni che fanno parte della cultura millenaria del vino, fanno parte delle nostre tradizioni e ogni tanto fa piacere ricordarle.

Noi seguiamo l’evoluzione del vino passo dopo passo; dopo la fermentazione ci incontriamo spesso con la nostra enologa, Barbara Tamburini, per gli assaggi, per decidere insieme la composizione del blend; degustiamo le annate in affinamento per valutarne la maturazione, assaggiamo i campioni dei nuovi vini per analizzarne le caratteristiche e decidere per l’imbottigliamento. Noi facciamo due imbottigliamenti l’anno: uno verso la fine di giugno inizio luglio per I BALZINI White e Black Label e all’inizio dell’anno gli altri vini.

Da noi l’imbottigliamento viene effettuato tramite un’azienda che fornisce un servizio mobile dotato di sciacquatrice per il lavaggio delle bottiglie vuote; riempitrice: a caduta leggera; tappatore: idoneo per i vari tipi di tappo. La scelta, di avvalersi di professionisti esterni dipende dal fatto che l’operazione di imbottigliamento è comunque un momento importante per la vita del vino e in questo modo ci assicuriamo la massima efficienza di chi ogni giorno dedica le proprie energie a questa attività, così come noi ci dedichiamo alla produzione del vino.

A richiesta questi impianti sono dotati di etichettatrice e nastratrice per cartoni; nella nostra azienda queste due ultime funzioni non vengono utilizzate in quanto facciamo fare un lungo periodo di affinamento ai vini che custodiamo in cantina, in ambiente climatizzato, senza etichetta e senza capsula per controllare la bottiglia fino all’ordine. Poi vi parleremo di come facciamo affinare il vino in cantina per almeno 24 mesi.

La vigna è in fiore, ci prepariamo al nuovo vino

Passeggiare nel vigneto fiorito, l’emozione di immaginare i grappoli d’uva che verranno

In questo periodo dell’anno in vigna avviene la fioritura: questa è la fase più breve del ciclo riproduttivo, la sua durata varia tra i 10/20 giorni; può iniziare dalla fine di aprile fino all’inizio del mese di giugno, dipende dalla latitudine di dove è impiantato il vigneto.

Come per tutte le fasi vitali della pianta, il suo inizio dipende dalla luce e dalla temperatura. Solitamente si schiudono prima i fiori centrali del grappolo, poi quelli distali e, infine, quelli delle ali.

Le intemperanze climatiche non fanno bene alla fioritura, la pioggia, il vento, le temperature basse, i trattamenti chimici, sono dannosi per questo processo. Il clima ideale dobvrebbe essere asciutto con lieve brezza. Il vento in questa fase è importantissimo per l’impollinazione: i cappucci fiorali (caliptra), che proteggono il fiore, sono caduti e comincia la fecondazione. La leggera brezza trasporta il polline da un fiore all’altro fecondandolo.

Da adesso aspetteremo “l’allegagione“, ovvero l’ingrossamento dei fiori fecondati che si trasformeranno in acini. Ma ne parleremo più avanti.

I Balzini Gold Label, un vino nato dal sogno di una donna

Il Tirreno celebra i vini gioiello che fanno sognare winelovers e appassionati di tutto il mondo

Una produzione limitata, 386 bottiglie e 270 Magnum, tutte numerate e certificate, per un Merlot in purezza che si veste d’oro. Tappi annusati a mano ed etichette in oro zecchino sono solo l’ultimo step di un percorso produttivo che nasce, è proprio il caso di dirlo, nelle profondità di un mare preistorico che custodisce residui e sentori marini.

Ecco cosa dicono di noi. Scopri I Balzini Gold Label nell’articolo di Lara Loreti, pubblicato su Il Tirreno nella rubrica Toscana Economia.