Un bravo Sommelier è ambasciatore del vino

Il mondo del vino è in costante evoluzione; da questo settore nascono importanti opportunità lavorative e, tra queste, quella di diventare Sommelier, dove la professionalità paga e offre varie possibilità.
Il percorso professionale richiede grande passione, tempo, denaro, studio e alla fine del corso siamo solo all’inizio di una lunga strada fatta ancora di studio, degustazioni, nozioni da memorizzare, studiare e ancora degustazioni, mantenendosi aggiornati con visite alle cantine, corsi di aggiornamento e specializzazione.
Si tratta indubbiamente di un’attività dinamica in costante sviluppo: il Sommelier può trovare opportunità lavorative in diverse realtà: ristoranti, enoteche, manifestazioni, anteprime del vino, eventi aziendali. In questo contesto un bravo Sommelier, con un’approfondita conoscenza del territorio, dei vini, della filosofia aziendale è un valore aggiunto per l’azienda e diventa ambasciatore di quella cantina e dei vini che fa degustare.
Sono queste le dinamiche che hanno fatto decidere a I BALZINI di costituire una borsa di studio in onore del fondatore – Vincenzo D’Isanto, Sommelier AIS da più di trent’anni – per i giovani aspiranti. L’iniziativa ha avuto consenso e successo e Antonella D’Isanto, che da oltre dieci anni conduce l’azienda agricola, Donna del Vino e imprenditrice attenta ai temi della formazione professionale, ha deciso di mantenere l’iniziativa, pertanto i giovani Sommelier neo abilitati, della delegazione di Firenze, ogni anno si contenderanno il premio per un assegno che copre il costo del corso di terzo livello.

Abbinamenti audaci: pesce e vino rosso.

Una consolidata tradizione fa propendere per la scelta del vino bianco con il pesce. E’ un’abitudine che non tiene conto però della ecletticità del pesce. Sono pesci i molluschi ma anche le acciughe, il merluzzo, il tonno! E poi le modalità di cottura; una sogliola al vapore e una bistecca di tonno alla griglia non hanno la stessa valenza e non possono essere accompagnate dallo stesso tipo di vino.
Non partiamo con il piede sbagliato parlando solo di vini bianchi, ma impariamo a guardare al rosso e pesce come un connubio perfetto, confermato del resto da molti sommelier e chef. L’importante è rispettare le regole di base, non tutti i tipi di vino rosso infatti sono adatti a questo abbinamento. Il rosso si sposa con un pesce grasso, il pesce spada, il tonno, in particolare cucinati alla griglia oppure al forno, al sale e in crosta. Le zuppette di pesce, con pomodoro, olive, peperoncino, chiedono un vino rosso fresco, meno tannico, cioè poco ruvido e più fruttato.
I Balzini Green Label è un vino a base di Sangiovese e Mammolo, vinificato solo in tino di acciaio; presenta la bella acidità del Sangiovese, i profumi floreali del Mammolo, assenza di tannini, in quanto è stato un breve poeriodo sulle bucce e non ha fatto legno. Questo è un vino fresco, poco tannico e si può servire intorno ai 12° , perfetto per zuppette di pesce, bistecca di tonno, pesce in crosta.
Lasciamo i bianchi per i crostacei e i molluschi, senza dimenticare però quel mitico e illuminante articolo di Eric Asimov del New York Times, la sublimazione di ostriche e vino rosso!
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I BALZINI White Label nasce nell’87 come vino da tavola

Qualcuno definisce gli IGT vini di minor pregio rispetto ai vini DOC e DOCG. Di livello ancora inferiore sono stati considerati i vini da tavola, già noti negli anni passati come “vini da pasto”.
Nel tempo, per distinguere i prodotti migliori di quest’ultima categoria di vini, è stata introdotta la denominazioni IGT, Indicazione Geografica Tipica, (ricompresa nella categoria comunitaria IGP), sigla che indica vini prodotti in determinate regioni o aree geografiche, con l’obbligo di rispettare un disciplinare di produzione.
La Toscana annovera tra gli Igt alcuni tra i migliori vini del panorama vitivinicolo italiano. Blend audaci per l’epoca di produzione, ma forti espressioni del territorio dove sono stati pensati e prodotti.
A Vincenzo D’Isanto, produttore illuminato che preferì comprendere le potenzialità del suo terreno piuttosto che adeguarsi per forza a un disciplinare e alle consuetudini, fece analizzare la terra de I Balzini, tufacea, a base di sabbie gialle e con forte presenza di fossili, che risultò ideale per il Cabernet Sauvignon. Da lì l’idea di fare un blend: Sangiovese, Cabernet Sauvignon, un poco di Canaiolo. Maturato in piccole botti di rovere di Slavonia, ne nacquero 5230 bottiglie di “vino da tavola”. Alcune di queste verranno presentate al tavolo di degustazione di Terre di Toscana, lunedì 6 marzo in occasione della giornata dedicata alle vecchie annate. Bentornato ’87, nostro vino da tavola, dopo trent’anni dimostrerai chi sei.

Vigneti in Chianti ma produzione di vini IGT

La definizione IGT (ricompresa nella categoria comunitaria IGP) significa Indicazione Geografica Tipica, ed è la terza delle cinque classificazioni dei vini recepite in Italia. Con questo termine si indicano vini prodotti in determinate regioni o aree geografiche, autorizzate a termini di legge con l’obbligo di rispettare un disciplinare di produzione. Questa definizione separa gli Igt dai vini da tavola e da questa denominazione sono nati vini tra i più importanti nel panorama vinicolo italiano. Il Sassicaia, per esempio, nasce come “vino da tavola”, poi diventa Igt e Doc nel 1993, prima denominazione italiana destinata a un unico vino.
DOC e DOCG – Denominazione di Origine Controllata e Denominazione di Origine Controllata e Garantita; la seconda viene attribuita a vini con caratteristiche specifiche dal punto di vista territoriale (zone di piccole o medie dimensioni) e, oltre alla territorialità, aggiunge il particolare pregio.
In Toscana tra doc e docg ci sono ben oltre quaranta denominazioni, alcune veramente piccole come territorio e sconosciute ai più. In un mondo che va verso la globalizzazione, con aspettative commerciali che guardano fuori da i confini nazionali, dforse questa tendenza alle denominazioni dovrebbe essere rivisitata, valutando la possibilità di posizionarsi sui mercati esteri con un brand forte, la Toscana, che all’estero è già sinonimo di vini di qualità ed eccellenza.
Fare IGT significa esplorare un territorio, decidere che vitigni piantarci, comprendere la potenzialità di quelle uve e cercare di estrarne il meglio. Creare blend che identifichino queste scelte e immettere sul mercato vini originali, espressione di quel territorio e del genio del produttore che ha voluto dare il meglio di quanto allevato in vigna. Un blend Igt Toscana potrebbe essere un modo di dare forza e vigore alla nostra produzione vitivinicola, creare un’identità forte, consolidare un’immagine univoca di eccellenza. E’ questo che ha voluto evidenziare il Marchese Piero Antinori in una sua recente intervista.

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Il vino e la moda indissolubile connubio

I sensi uniscono il mondo del vino e della moda per l’irrinunciabile tocco Italian Style.

L’Italia nel mondo miete successi internazionali per moda e vino. Sono settori che danno valore aggiunto alla nostra economia coinvolgendo migliaia fashion victims e wine lovers
Questi due mondi si uniscono, si intersecano, a volte parlano un linguaggio sensoriale comune: vista, olfatto, tatto si coniugano in termini comuni; chi può dimenticare il famoso rosso bordeaux, un rosso particolarmente scuro, il cui nome deriva dall’omonimo vino francese. Il colore del vino cambia negli anni, ecco il rosso rubino, granato, il rosso porpora, il colore che durante il Rinascimento indossava la famiglia de Medici. Il vino ha sentori floreali, stampe bouquet, rose da giardino inglese sono la sintesi delle tendenze moda per la primavera estate 2017 vestiti fleury e abiti a fiori di tutte le fogge, tagli e stili, da indossare in liberi abbinamenti botanici, portando al naso un calice di vino per inebriarsi di viola mammola, giaggiolo, rosa tea, lavanda, ginestra una variegata corbeille di inebrianti sentori. L’immaginazione si anima alla inebriante sensazione tattile regalataci da Neruda …“vino morbido come un disordinato velluto”, emozioni da trovare nei vini prodotti a I Balzini.
La moda e il vino hanno anche una parola comune: vintage. Sinonimo di eleganza indossare un vecchio abito scovato nei mercatini, oppure pagato a caro prezzo nei negozi di tendenza, purchè sia griffato. Uno Chanel originale degli anni ’40 ha visto fashion-addicts disposte a pagare cifre astronomiche per accaparrarselo. Per le vecchie annate del vino c’è chi le cerca in enoteche specializzate, chi alle aste ufficiali – Christie’s e Sotheby’s i punti di riferimento a livello internazionale, Pandolfini a Firenze.

Il vino ha mietuto vittime anche tra gli stilisti che non sono riusciti a resistere alla tentazione di diventare vigneron: Roberto Cavalli bottiglie deluxe di vino toscano “vestite” nel suo inconfondibile stile; la famiglia Ferragamo produce vino al Borro, Antonio Moretti, patron della Tenuta Sette Ponti e imprenditore del mondo della moda con i marchi Carshoe e Arfango, Stefano Ricci che ha vestito la sua bottiglia con eleganti motivi cashmere. Fuori dalla Toscana Renzo Rosso, il vulcanico Mr. “Diesel”, che produce vini con il suo cognome, i Missoni, con vigneti nelle Langhe e in Sicilia e Brunello Cucinelli che fa vino per una sorta di ritorno alla vita agreste.

Cosa scegliere per il brindisi di SanValentino?

Cosa scelgono gli innamorati per il brindisi di San Valentino? Le indagini indicano i grandi vini rossi italiani. Probabilmente la iason del colore lega la scelta: rosso colore della passione, del fuoco, del vino, elementi che in una storia d’amore si fondono.
Gli innamorati usualmente per il giorno del romanticismo scelgono un ristorante o le intime mura di casa dove consumare il nettare di Bacco guardandosi negli occhi, al lume di candela.
La compagnia di un vino morbido, elegante, piacevole da bere; il rito di aprire la bottiglia, scoprirne i variegati profumi , suadente al palato, equilibrio perfetto, tutto serve a rendere indimenticabile la serata.
La scelta del vino crea una grande intesa, farla insieme è condividere un momento di complicità. L’universo degli innamorati è grande e variegato, senza dimenticare un grande aforisma “ Una donna e un bicchiere di vino soddisfano ogni bisogno, chi non beve e non bacia è peggio che morto. Johann Wolfgang von Goethe (1749 – 1832)”.

Vino un bene prezioso non sprechiamo gli avanzi

Il vino è un bene prezioso, pazienza per produrlo, tempo per affinarlo. Il contenuto di un calice di vino rosso ha effetti positivi sulla salute e sulla mente; incide positivamente sull’umore, allontana gli effetti negativi della vecchiaia e alcune malattie. Bere, con moderazione, fa bene, la forte presenza di polifenoli e bioflavonoidi sono un toccasana e nella cosmesi da lucentezza alla pelle, allora non sprechiamolo.
Degustiamolo a tavola con familiari ed amici, conserviamo gelosamente l’avanzo di bottiglia per il giorno dopo, nuovi tappi tecnici , usati per conservare il vino, impediscono un’ossidazione veloce sono ottimi per farlo durare inalterato qualche giorno.
L’impiego in cucina degli avanzi del vino sono variegati; noi ne abbiamo provato diversi, sperimentando anche varie ricette e ne condividiamo qualcuna con voi.
Il risotto a I Balzini, gustoso, elegante, con un piccolo segreto di Antonella D’Isanto per smorzare l’acidità. La cottura del vino non diminuisce l’acidità che non evapora e si aggiunge ai sapori del cibo. Sarà allora opportuno renderla più gradevole e meno aggressiva, impiegando ingredienti tendenzialmente dolciastri, come grassi e amidi.
Il segreto nella ricetta.

Risotto al vino i Balzini White Label

Ingredienti per 4 persone

gr.350 di riso carnaroli
1 scalogno
2 salsicce
gr.100 fagioli cannellini lessati
1 bicchiere di I BALZINI White Label
brodo q.b.
3 cucchiai di olio d’oliva extravergine
pecorino toscano stagionato

Mondate lo scalogno e tritatelo finemente, farlo appassire nell’olio a fuoco basso; appena lo scalogno è leggermente dorato aggiungere la salsiccia precedentemente spellata e fatta a pezzettini. Farli rosolare insieme per qualche minuto continuando a schiacciare la salsiccia con una forchetta; unire il riso, far rosolare fino a quando diventa trasparente a questo punto sfumare con il vino continuando a mescolare. Quando il vino sarà evaporato continuare a cuocere a fuoco medio, aggiungendo il brodo poco alla volta per non far asciugare il riso e facendo attenzione che il brodo aggiunto sia sempre caldo per non interrompere la cottura. A cottura quasi ultimata aggiungere i fagioli cannellini schiacciati, far amalgamare il tutto (questo è il segreto di Antonella D’Isanto).
Ultimata la cottura far riposare il riso un paio di minuti e servirlo con sopra il pecorino a scaglie.

Il vino nel legno come pulire e sanificare le barrique

L’utilizzo di contenitori in legno per la conservazione e il trasporto del vino è antichissimo, e sembra risalire all’epoca egizia. Di varie forme e materiali, nel tempo si diffusero quelli dai contorni panciuti, tipo l’attuale botte, che risultarono i migliori per il trasporto del vino sulle navi.
Se prima il legno più utilizzato era il rovere della Bosnia e Slavonia adesso la tendenza è verso il rovere francese, ideale per la diversa concentrazione di tannini e per le tecniche di taglio, lavorazione e tostatura delle tonnellerie francesi.
Oltre ad essere costose, le barrique necessitano di cure e attenzioni. Fondamentale la pulizia per eliminare le incrostazioni di tartrati, raggiungendo possibilmente gli strati interni delle doghe, che potrebbero ospitare micro-organismi e le tanto temute colonie di Brettanomyces. Le tecniche di pulizia più utilizzate prevedono l’uso di acqua calda superiore a 70°C, vapore a 110°C e l’uso di prodotti specifici.
A I Balzini usiamo la solfitazione: si accende un dischetto di zolfo e si inserisce nella barrique tappandola. L’anidride solforosa penetra all’interno delle microporosità del legno, svolgendo un’azione disinfettante in profondità contro le colonie di micro-organismi inquinanti, responsabili di difetti olfattivi nei vini.

Prepariamo le barrique per il blend della nuova annata

I vini rossi che hanno una buona struttura, possono essere messi in barrique per arricchirsi dei composti ceduti dal legno, degli aromi e avere una micro ossigenazione naturale che avviene attraverso le doghe di legno.
Le barrique sono piccole botti costruite con legno di rovere, di piccole dimensioni, 225 litri quella bordolese e 228 quella di borgognona.
Le barrique, oltre ad essere costose, richiedono molta manodopera (travasi, colmature) e un’igiene scrupolosa. Devono essere lavate bene, noi le laviamo con l’idropulitrice e le sterilizziamo con dischetti di zolfo, anche perché all’interno della barrique può svilupparsi il brettanomyces, un microrganismo responsabile della produzione di composti aromatici sgradevoli: i fenoli volatili, ovvero il classico sentore di sudore di cavallo, pipì di topo, straccio bagnato.
Le nostre barrique sono custodite in un ambiente climatizzato intorno ai 18° con un grado di umidità superiore all’80%; per evitare che queste si secchino e assorbano quindi più vino. L’annata 2016 ha già fatto la malolattica nei tini, adesso prepariamo i blend quindi mettiamo il vino dentro le barrique ad affinarsi per circa un anno. Poi vi faremo veder come…