Merlot d’oro non solo sull’etichetta

la-gazzetta-di-lucca

Il teatro è quello delle sontuose stanze dell’Enoteca Pinchiorri, la cantina che tutto il mondo ci invidia. Le viuzze antistanti il centro di Firenze sono violentate da lavori in corso perenne, mentre tra i locali freschi dello scrigno gigliato, la faccia bella dell’Italia ha i modi regali di Feolde e di uno staff di prim’ordine che ci ospita insieme ad alcuni compagni di viaggio calorosi e veraci: Aldo Fiordelli, Paolo Pellegrini, Aldo Grandi, Gianni Mercatali. Luca Gardini (campione del mondo 2010), presentato ironicamente come lo “Sgarbi” dei Sommelier, già operativo nel 2004 tra le cantine del locale fiorentino guida l’appuntamento con possente energia romagnola.

L’occasione è l’assaggio, in abbinamento con i piatti degli chef di Pinchiorri, de’ I Balzini Gold Label 2012, figlio prediletto della Società Agricola I Balzini, fieri produttori di nicchia in quel di Barberino Val d’Elsa. Azienda con 13 ettari di terreni, capitanata dall’energica Antonella D’Isanto, per cui il vino è proprio un lembo del proprio cuore, del proprio fegato e spirito, una scommessa studiata sul connubio tra internazionalità e frutto del territorio. Amare un figlio significa anche vestirlo bene. Infatti, dopo una Terrina di coniglio e dei Mezzi Paccheri con stracotto di spalla d’agnello, abbinati al White Label 2009 (che si muove su territori più standardizzati), ecco esordire il Gold Label 2012 con l’etichetta celebrativa in oro zecchino fuso direttamente sulla bottiglia da una vetreria di Montespertoli.

ragazzi di Pinchiorri sfoderano un abbinamento perfetto con l’Anatra al miele e spezie con agretti e composta di pomodoro affumicato, mentre Luca Gardini ci decanta la sua visione schietta, pulita, immediata del mondo del vino. Il Gold Label nasce da rese bassissime, circa 800grammi per pianta. Merlot che conosce subito la barrique fino ai 18 mesi, estremamente concentrato, minerale e morbido.

Il lavoro dell’enologa, Barbara Tamburini, persona preziosa e delicata, è straordinario. Il vino, così importante, così Merlot, gode di una freschezza rara e di una bevibilità, sparsa per 14,5% vol., assolutamente eccellente. Pieno e rotondo, femmineo. Una linea decisa, non certo facilmente ripetibile, per un lavoro in vigna estremamente rispettoso degli equilibri che governano il mondo, con una propensione biologica propria di chi ama la natura da sempre. Tale avvezzo non è una moda, nemmeno un diktat (soprattutto in annate che mettono a dura prova il bio, vedi l’ultima), ma una continua fioritura di giorni che, uno dopo l’altro, ci regalano un’ambrosia invidiabile.