Prezioso come l’oro il vino racconta una storia d’amore

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Prezioso come l’oro quel vino racconta una storia d’amore

Con Gold Label l’azienda “I Balzini” ha vinto la sua scommessa: un Merlot in purezza che parla del suo territorio

L’ APPUNTAMENTO è al ristorante “Oliviero”, in centro a Firenze. «Ti voglio far assaggiare un vino». L’invito è di un amico pr. Al tavolo siamo in tre, c’è anche Antonella D’Isanto, proprietaria insieme al marito Vincenzo dell’azienda “I Balzini”, tredici ettari nel comune di Barberino Val d’Elsa. Una signora bella, solare, ma soprattutto entusiasta. Una donna fuori dal comune, che si è sposata in bicicletta, e a un certo punto della sua vita ha rivoluzionato tutto. Un nuovo inizio. «Se permette le voglio raccontare una storia…».

E’ una storia come tante, testarda e orgogliosa, ma la passione con cui Antonella la racconta la rende speciale. E’ la storia sua e di Vincenzo, grande amico di Sergio Manetti, l’uomo che con Le Pergole Torte ha rivoluzionato l’enologia chiantigiana. Nel 1977 il marito acquista l’azienda e tre anni dopo inizia a produrre vino con l’aiuto di Giulio Gambelli, forse il più grande conoscitore di Sangiovese. Che lì, però, non può crescere. Nel terreno c’è troppo tufo, meglio scegliere un vitigno internazionale.

In quegli anni Antonella, arrivata in Toscana dalla Sicilia, faceva il consulente del lavoro, aveva uno studio ben avviato, ma il suo posto era altrove. Con Vincenzo. Così nel 2004 molla tutto e si trasferisce in azienda. Serve un manager per dare slancio a “I Balzini”. E poi a lei questa cosa del vitigno internazionale proprio non va giù. «Voglio un vino che rappresenti il territorio» dice alla sua nuova enologa, Barbara Tamburini. Così è nato Gold Label, che al di là dei tecnicismi (le vigne sono coltivate secondo il sistema del capovolto toscano, con un lavoro sulle radici per farle affondare molto di più nella terra) è un vino della memoria, un sorso di storia del territorio. Proprio quello che cercava.

E’ un Merlot in purezza, imbottigliato per celebrare i 35 anni dell’azienda, di cui sono state prodotte solo 360 bottiglie e 250 magnum. Non solo, gli è stato cucito addosso anche un abito importante. Un’etichetta celebrativa in oro zecchino fuso direttamente sulla bottiglia da una vetreria di Montespertoli. «Ho preferito l’oro perchè il diamante o il platino sono freddi» spiega Antonella. Un vino che non è un’utopia, ma un sogno che si realizza. «Sono orgogliosa del risultato – dice ancora Antonella – . E’ un vino bello, equilibrato, elegante e pulito che ho voluto io, concepito in vigna e affinato amorevolmente in cantina».

Un gran vino, insomma, curato in ogni dettaglio. Dalla vigna al tappo, rigorosamente in sughero naturale. «Se si guarda a quello che dice il bicchiere sembra di stare in Pomerol – dice Luca Gardini, uno dei migliori sommelier italiani – . Alzando poi la testa, ci si rende conto che in realtà si tratta di Barberino Val d’Elsa, come ribadisce lo sguardo quando si posa sulle terrazze, i balzini, che ospitano le piante di questa azienda ».

Il pranzo è finito. La bottiglia di Gold Label pure. L’abbinamento con la bistecca era perfetto. Del resto lo ha scritto anche Luca Gardini nella sua scheda tecnica: «Perfetto con carni rosse e piatti della grande cucina». Antonella passa il dito sulla sua etichetta- non etichetta, gli occhi si illuminano ancora. «Bella vero?». Sì, proprio bella. Come la storia che ci ha raccontato. Un viaggio che non è ancora finito. Anzi, forse è appena iniziato. Una storia di vita, di amore. «Io mi fido solo di Vincenzo» ripete spesso. E non è piaggeria, ma stima sincera che va oltre quel legame che li tiene uniti. Dentro “I Balzini” ci sono loro due, e oggi anche la figlia Diana, 30 anni. «Tra di noi c’è un bel rapporto, ci confrontiamo, discutiamo spiega Antonella – . Un po’ di tempo fa Diana mi ha chiesto di fare un vino da bere con un piatto di pasta, e così è nato il Green Label, un vino fresco, 85% Sangiovese e 15% Mammolo». Un altro tassello nella gamma dei vini dell’azienda, che propone anche White Label (50%Sangiovese e 50% Cabernet Sauvignon), Black Label ((50% Cabernet Sauvignon e 50%Merlot), Red Label (33% Sangiovese, 33% Merlot, 34% Cabernet Sauvignon) e Pink Label, il rosé, (80% Sangiovese e 20% Merlot). L’azienda, inoltre, è a conduzione biologica ma non ancora certificata. E da pochi mesi Antonella D’Isanto è stata eletta anche delegato regionale dell’associazione “Donne del vino”.