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I BALZINI Pink Label un vino rosato pieno di passione

Bello alla vista, intrigante al naso, piacevole al palato; un vino con una storia da raccontare.

I vini rosati soffrono, purtroppo, di antichi pregiudizi tra i quali il più ricorrente: “è un vino da donne!”. Chi stiamo intervistando è una produttrice, alla quale preme sottolineare che il rosato è un modo di fare il vino: viene prodotto con le stesse uve con le quali si fa il vino rosso, se questo vino restasse più tempo sulle bucce, diventerebbe proprio un vino rosso. Ha una sua dignità, con l’aggiunta di una certa versatilità sui possibili abbinamenti.

A I Balzini Antonella D’Isanto, che ama il vino rosato, ha progettato il suo vino con l’enologa Barbara Tamburini, chiedendole di dar vita a un vino intenso, profumatissimo con i colori dei tramonti sul vigneto. Nasce così I BALZINI Pink Label, a base di Sangiovese e una piccola percentuale di Merlot per ingentilirlo.

Le uve vengono trattate in vigna con la maturazione fenolica per acuirne i profumi; pigiatura soffice, fermentazione di circa quattro ore sulle bucce per ottenere un intenso colore rosato. Profumi primari di fiori, frutta e miele; in azienda sono conservate delle bottiglie delle annate precedenti per valutarne la capacità di invecchiamento.

A metà maggio è previsto un bellissimo evento, promosso da le Donne del Vino, Sorrento Rosè. Saranno presenti le produttrici di vino rosato per avvicinare il pubblico a questo prodotto, sostenere la versatilità degli abbinamenti. Il rosato è perfetto con la pizza. Antonella D’Isanto, presente all’evento e amante della lirica, ama immaginare che su quella “ vecchia terrazza davanti al golfo di Surriento” il grande Caruso, prima di schiarirsi la voce e cantare, avesse accanto un bel calice di vino rosato, fresco, profumato, da offrire alla ragazza e consolarne il pianto.

 

In cantina quella strana bottiglietta capovolta

Non passa giorno che qualche nostro visitatore domandi incuriosito cosa sia quello strano oggetto di vetro in cima ai tini. E’ un tappo colmatore e preserva il vino dall’esposizione a l’aria e, conseguentemente, a l’ossigeno.

Completamente in vetro e composto da due “bolle” – una chiusa e direttamente in contatto con il vino (quella inferiore), l’altra (quella superiore) aperta per metterci l’acqua e chiudere con il proprio tappo – il colmatore viene messo nel chiusino in cima ai tini, oppure nel cocchiume (apertura delle botti).

La sua prima funzione è quella di permettere di colmare i tini senza aprirli, limitando così l’esposizione del vino all’ossigeno. Osservando la prima ‘bolla’, la trasparenza del vetro mostra se il vino è salito o se si sta ritirando o espandendo, e quindi se bisogna aggiungerne o toglierne. Il vino è un prodotto vivo, tende ad aumentare e diminuire di volume per variazioni climatiche o esterne, aumenta nei giorni di luna piena e viceversa. Un’altra funzione è quella di “gorgogliatore” permette cioè, durante la fermentazione, la fuoriuscita di gas o liquidi senza far entrare aria.

Sull’invenzione di questo oggetto ci sono varie ipotesi; recenti teorie la fanno risalire a Leonardo da Vinci, ma non ci sono documenti a confermarlo. Mentre su autorevoli testi, ripresi anche dal grande Giacomo Tachis, come La vite e il vino dalle origini ai nostri giorni, si può leggere che si devono al XIX secolo molte importanti invenzioni nel campo enologico; la prima mostatrice a cilindri, opera del Dott. Romeni e il colmatore di cristallo inventato da Monsignor Arcangeli, per citare alcuni esempi.

Un terreno chiamato Balzini

La conformazione morfologica del territorio toscano è variegata e vi si alternano zone montuose, collinari, lembi di pianura. Tra i dolci pendii delle colline troviamo insospettate conformazioni di brevi pianori, zone rocciose, scoscese, dirupate. Oppure zone con sedimenti depositati nel corso di millenni, come per esempio le Balze del Valdarno, che con i loro pinnacoli e guglie rocciose rappresentano un paesaggio caratteristico; anche Leonardo Da Vinci ne rimase affascinato e lo raffigurò nello sfondo della Gioconda.
In Toscana le piccole balze vengono comunemente chiamate “balzini”. E’ questo nome con cui nel catasto dei terreni, al foglio 22 dell’Estratto di Mappa N.C.T del comune di Barberino Val d’Elsa, viene denominata la terra comprata quarant’anni fa da Vincenzo D’Isanto e sulla quale impiantò il vigneto.
Analisi geologiche e valutazioni pedologiche gli fecero scegliere quali vigneti impiantarci per estrarne il meglio e produrre un vino dalle caratteristiche uniche e specifiche. Per consolidare la forte identità del territorio l’azienda fu chiamata I Balzini, parimenti i vini prodotti, che accanto a Balzini hanno ognuno il nome del colore della propria etichetta.
I Balzini, una scelta topomastica per una porzione di terreno dove l’uva prodotta viene allevata e curata con grande rigore e passione, per produrre un vino pregiato, un grande Crù appunto!

Donne e motori non solo gioie e dolori

4 marzo Festa Nazionale delle Donne del Vino dove i due mondi si incontreranno in un pomeriggio ricco di iniziative.

Un antico adagio popolare denigra la capacità delle donne alla guida e le ritiene poco adatte alle attività legate alla meccanica. Anche il mondo del vino si identifica con una connotazione prevalentemente maschile; quindi vino e motori: due mondi ancora pieni di pregiudizi contro il gentil sesso che in questa occasione si incontrano.
La festa delle Donne del Vino, indetta per il 4 marzo a livello nazionale, vuole essere un modo gioioso per far conoscere i talenti delle donne, un modo elegante ma anche ironico di far capire che l’altra metà del cielo si affaccia con cognizione in mondi che non sono più solo ad appannaggio maschile. Le donne del vino nelle proprie aziende, cantine, ristoranti, enoteche organizzeranno eventi durante i quali i due temi si incontreranno in maniera allegra, colta, spiritosa.
Antonella D’Isanto de I Balzini ha organizzato la propria festa con un’altra donna del vino, Giulia Franchi, presso l’omonima enoteca a Forte dei Marmi, che riapre i battenti completamente rinnovata e dove la sera del 4 marzo ci sarà un aperitivo durante il quale le signore presenti potranno dimostrare le proprie capacità indovinando i rumori di motori che saranno diffusi in sala.
10 rumori di motori, a caso, non necessariamente legati al mondo automobilistico, per valutare i tanti talenti femminili. Alle 10 vincitrici sarà donata una bottiglia di vino I Balzini Red Label.

Un bravo Sommelier è ambasciatore del vino

Il mondo del vino è in costante evoluzione; da questo settore nascono importanti opportunità lavorative e, tra queste, quella di diventare Sommelier, dove la professionalità paga e offre varie possibilità.
Il percorso professionale richiede grande passione, tempo, denaro, studio e alla fine del corso siamo solo all’inizio di una lunga strada fatta ancora di studio, degustazioni, nozioni da memorizzare, studiare e ancora degustazioni, mantenendosi aggiornati con visite alle cantine, corsi di aggiornamento e specializzazione.
Si tratta indubbiamente di un’attività dinamica in costante sviluppo: il Sommelier può trovare opportunità lavorative in diverse realtà: ristoranti, enoteche, manifestazioni, anteprime del vino, eventi aziendali. In questo contesto un bravo Sommelier, con un’approfondita conoscenza del territorio, dei vini, della filosofia aziendale è un valore aggiunto per l’azienda e diventa ambasciatore di quella cantina e dei vini che fa degustare.
Sono queste le dinamiche che hanno fatto decidere a I BALZINI di costituire una borsa di studio in onore del fondatore – Vincenzo D’Isanto, Sommelier AIS da più di trent’anni – per i giovani aspiranti. L’iniziativa ha avuto consenso e successo e Antonella D’Isanto, che da oltre dieci anni conduce l’azienda agricola, Donna del Vino e imprenditrice attenta ai temi della formazione professionale, ha deciso di mantenere l’iniziativa, pertanto i giovani Sommelier neo abilitati, della delegazione di Firenze, ogni anno si contenderanno il premio per un assegno che copre il costo del corso di terzo livello.

Abbinamenti audaci: pesce e vino rosso.

Una consolidata tradizione fa propendere per la scelta del vino bianco con il pesce. E’ un’abitudine che non tiene conto però della ecletticità del pesce. Sono pesci i molluschi ma anche le acciughe, il merluzzo, il tonno! E poi le modalità di cottura; una sogliola al vapore e una bistecca di tonno alla griglia non hanno la stessa valenza e non possono essere accompagnate dallo stesso tipo di vino.
Non partiamo con il piede sbagliato parlando solo di vini bianchi, ma impariamo a guardare al rosso e pesce come un connubio perfetto, confermato del resto da molti sommelier e chef. L’importante è rispettare le regole di base, non tutti i tipi di vino rosso infatti sono adatti a questo abbinamento. Il rosso si sposa con un pesce grasso, il pesce spada, il tonno, in particolare cucinati alla griglia oppure al forno, al sale e in crosta. Le zuppette di pesce, con pomodoro, olive, peperoncino, chiedono un vino rosso fresco, meno tannico, cioè poco ruvido e più fruttato.
I Balzini Green Label è un vino a base di Sangiovese e Mammolo, vinificato solo in tino di acciaio; presenta la bella acidità del Sangiovese, i profumi floreali del Mammolo, assenza di tannini, in quanto è stato un breve poeriodo sulle bucce e non ha fatto legno. Questo è un vino fresco, poco tannico e si può servire intorno ai 12° , perfetto per zuppette di pesce, bistecca di tonno, pesce in crosta.
Lasciamo i bianchi per i crostacei e i molluschi, senza dimenticare però quel mitico e illuminante articolo di Eric Asimov del New York Times, la sublimazione di ostriche e vino rosso!
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I BALZINI White Label nasce nell’87 come vino da tavola

Qualcuno definisce gli IGT vini di minor pregio rispetto ai vini DOC e DOCG. Di livello ancora inferiore sono stati considerati i vini da tavola, già noti negli anni passati come “vini da pasto”.
Nel tempo, per distinguere i prodotti migliori di quest’ultima categoria di vini, è stata introdotta la denominazioni IGT, Indicazione Geografica Tipica, (ricompresa nella categoria comunitaria IGP), sigla che indica vini prodotti in determinate regioni o aree geografiche, con l’obbligo di rispettare un disciplinare di produzione.
La Toscana annovera tra gli Igt alcuni tra i migliori vini del panorama vitivinicolo italiano. Blend audaci per l’epoca di produzione, ma forti espressioni del territorio dove sono stati pensati e prodotti.
A Vincenzo D’Isanto, produttore illuminato che preferì comprendere le potenzialità del suo terreno piuttosto che adeguarsi per forza a un disciplinare e alle consuetudini, fece analizzare la terra de I Balzini, tufacea, a base di sabbie gialle e con forte presenza di fossili, che risultò ideale per il Cabernet Sauvignon. Da lì l’idea di fare un blend: Sangiovese, Cabernet Sauvignon, un poco di Canaiolo. Maturato in piccole botti di rovere di Slavonia, ne nacquero 5230 bottiglie di “vino da tavola”. Alcune di queste verranno presentate al tavolo di degustazione di Terre di Toscana, lunedì 6 marzo in occasione della giornata dedicata alle vecchie annate. Bentornato ’87, nostro vino da tavola, dopo trent’anni dimostrerai chi sei.

Vigneti in Chianti ma produzione di vini IGT

La definizione IGT (ricompresa nella categoria comunitaria IGP) significa Indicazione Geografica Tipica, ed è la terza delle cinque classificazioni dei vini recepite in Italia. Con questo termine si indicano vini prodotti in determinate regioni o aree geografiche, autorizzate a termini di legge con l’obbligo di rispettare un disciplinare di produzione. Questa definizione separa gli Igt dai vini da tavola e da questa denominazione sono nati vini tra i più importanti nel panorama vinicolo italiano. Il Sassicaia, per esempio, nasce come “vino da tavola”, poi diventa Igt e Doc nel 1993, prima denominazione italiana destinata a un unico vino.
DOC e DOCG – Denominazione di Origine Controllata e Denominazione di Origine Controllata e Garantita; la seconda viene attribuita a vini con caratteristiche specifiche dal punto di vista territoriale (zone di piccole o medie dimensioni) e, oltre alla territorialità, aggiunge il particolare pregio.
In Toscana tra doc e docg ci sono ben oltre quaranta denominazioni, alcune veramente piccole come territorio e sconosciute ai più. In un mondo che va verso la globalizzazione, con aspettative commerciali che guardano fuori da i confini nazionali, dforse questa tendenza alle denominazioni dovrebbe essere rivisitata, valutando la possibilità di posizionarsi sui mercati esteri con un brand forte, la Toscana, che all’estero è già sinonimo di vini di qualità ed eccellenza.
Fare IGT significa esplorare un territorio, decidere che vitigni piantarci, comprendere la potenzialità di quelle uve e cercare di estrarne il meglio. Creare blend che identifichino queste scelte e immettere sul mercato vini originali, espressione di quel territorio e del genio del produttore che ha voluto dare il meglio di quanto allevato in vigna. Un blend Igt Toscana potrebbe essere un modo di dare forza e vigore alla nostra produzione vitivinicola, creare un’identità forte, consolidare un’immagine univoca di eccellenza. E’ questo che ha voluto evidenziare il Marchese Piero Antinori in una sua recente intervista.

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Il vino e la moda indissolubile connubio

I sensi uniscono il mondo del vino e della moda per l’irrinunciabile tocco Italian Style.

L’Italia nel mondo miete successi internazionali per moda e vino. Sono settori che danno valore aggiunto alla nostra economia coinvolgendo migliaia fashion victims e wine lovers
Questi due mondi si uniscono, si intersecano, a volte parlano un linguaggio sensoriale comune: vista, olfatto, tatto si coniugano in termini comuni; chi può dimenticare il famoso rosso bordeaux, un rosso particolarmente scuro, il cui nome deriva dall’omonimo vino francese. Il colore del vino cambia negli anni, ecco il rosso rubino, granato, il rosso porpora, il colore che durante il Rinascimento indossava la famiglia de Medici. Il vino ha sentori floreali, stampe bouquet, rose da giardino inglese sono la sintesi delle tendenze moda per la primavera estate 2017 vestiti fleury e abiti a fiori di tutte le fogge, tagli e stili, da indossare in liberi abbinamenti botanici, portando al naso un calice di vino per inebriarsi di viola mammola, giaggiolo, rosa tea, lavanda, ginestra una variegata corbeille di inebrianti sentori. L’immaginazione si anima alla inebriante sensazione tattile regalataci da Neruda …“vino morbido come un disordinato velluto”, emozioni da trovare nei vini prodotti a I Balzini.
La moda e il vino hanno anche una parola comune: vintage. Sinonimo di eleganza indossare un vecchio abito scovato nei mercatini, oppure pagato a caro prezzo nei negozi di tendenza, purchè sia griffato. Uno Chanel originale degli anni ’40 ha visto fashion-addicts disposte a pagare cifre astronomiche per accaparrarselo. Per le vecchie annate del vino c’è chi le cerca in enoteche specializzate, chi alle aste ufficiali – Christie’s e Sotheby’s i punti di riferimento a livello internazionale, Pandolfini a Firenze.

Il vino ha mietuto vittime anche tra gli stilisti che non sono riusciti a resistere alla tentazione di diventare vigneron: Roberto Cavalli bottiglie deluxe di vino toscano “vestite” nel suo inconfondibile stile; la famiglia Ferragamo produce vino al Borro, Antonio Moretti, patron della Tenuta Sette Ponti e imprenditore del mondo della moda con i marchi Carshoe e Arfango, Stefano Ricci che ha vestito la sua bottiglia con eleganti motivi cashmere. Fuori dalla Toscana Renzo Rosso, il vulcanico Mr. “Diesel”, che produce vini con il suo cognome, i Missoni, con vigneti nelle Langhe e in Sicilia e Brunello Cucinelli che fa vino per una sorta di ritorno alla vita agreste.

Cosa scegliere per il brindisi di SanValentino?

Cosa scelgono gli innamorati per il brindisi di San Valentino? Le indagini indicano i grandi vini rossi italiani. Probabilmente la iason del colore lega la scelta: rosso colore della passione, del fuoco, del vino, elementi che in una storia d’amore si fondono.
Gli innamorati usualmente per il giorno del romanticismo scelgono un ristorante o le intime mura di casa dove consumare il nettare di Bacco guardandosi negli occhi, al lume di candela.
La compagnia di un vino morbido, elegante, piacevole da bere; il rito di aprire la bottiglia, scoprirne i variegati profumi , suadente al palato, equilibrio perfetto, tutto serve a rendere indimenticabile la serata.
La scelta del vino crea una grande intesa, farla insieme è condividere un momento di complicità. L’universo degli innamorati è grande e variegato, senza dimenticare un grande aforisma “ Una donna e un bicchiere di vino soddisfano ogni bisogno, chi non beve e non bacia è peggio che morto. Johann Wolfgang von Goethe (1749 – 1832)”.